Sembrano ovvi, ma vi siete mai chiesti perché vediamo i colori? La risposta non è così ovvia perché noi li diamo per scontato ed invece per percepirli c’è un processo complesso e molto interessante. Quando lo conosceremo ci renderemo conto che è una vera magia scientifica e che è perché siamo fatti in modo meraviglioso che riusciamo a cogliere oggetti rossi, gialli, blu, verdi e con tutte le sfumature che conosciamo.
I colori si formano in noi, sono l’occhio e la mente, assieme, prima l’uno e poi l’altro, che sono in grado di tradurre la luce in colore. L’occhio con i suoi recettori cattura la luce e manda un messaggio al cervello che produce delle sensazioni familiari, riconducibili al colore. Questa non è una scoperta scientifica recente, già Newton aveva capito che il colore non è negli oggetti ma è negli occhi di chi li guarda, negli occhi e nel cervello. La superficie di un qualsiasi oggetto ha la capacità di assorbire alcuni colori mentre altri li riflette e li “invia” a noi che li cogliamo.
Se un albero è verde, quindi, è perché le sue foglie assorbono tutti i colori tranne il verde. Una particolarità è quella del bianco perché è il colore che arriva a noi quando un oggetto riflette tutte le lunghezze d’onda, similmente il nero, colore di un oggetto che le assorbe tutte.
Variando le combinazioni di rossa, verde e blu riusciamo ad ottenere tutti i colori dello spettro visibile. Questi tre sono infatti i colori primari additivi dello spettro cromatico e se li combiniamo in modo corretto possiamo anche arrivare a produrre il bianco. Questo vale anche con la luce colorata che, combinata di volta in volta diversamente, arriva poi sulla nostra retina. Qui ci sono milioni di cellule fotosensibili, alcune a forma di bastoncelli e altre di cono, che ricevono la luce dall’esterno e sono in grado di trasformarla in un segnale, in impulsi nervosi, alla corteccia cerebrale, tramite il nervo ottico.
Forse non ci avete mai fatto caso ma quando guardiamo un oggetto frontalmente, lo vediamo con i colori più forti e con i contorni più nitidi rispetto ad un oggetto posto in una zona periferica. Ora vediamo perché. Il segreto sta nel nostro occhio, nel diverso comportamento di bastoncelli e coni.
Partiamo dai bastoncelli. Nell’occhio ce ne sono oltre 120 milioni, si concentrano soprattutto sul bordo della retina e hanno il compito di trasmettere principalmente informazioni in bianco e nero al cervello. I coni al contrario sono concentrati al centro della retina, se ne contano sei milioni in ciascun occhio e sono in grado di trasmettere i livelli più alti di intensità luminosa, quindi più colore e più nitidezza. Esistono tre tipi di cellule a forma di cono e lavorano tutte assieme dando al cervello una informazione completa per interpretare i colori. Ogni tipologia di cellula a cono è sensibile alle lunghezze d’onda lunghe, medie o brevi della luce.
I bastoncelli non ci aiutano quindi a vedere bene un oggetto, colorato, ma sono essenziali quando andiamo in una zona dove non c’è tanta luce. Lì sanno cogliere anche una luce fioca, cosa che i coni non fanno.
In generale, soggetti sani, sono in grado di percepire più variazioni nei colori più caldi che in quelli più freddi perché la maggior parte dei coni, quasi i 2/3, elaborano le lunghezze d’onda luminose più lunghe che corrispondono a rossi, arancioni e gialli, i restanti si occupano delle lunghezze d’onda relative ai colori freddi.
I difetti della vista colpiscono l’8% degli uomini e l’1% delle donne ma nella maggior parte dei casi non se ne rendono neppure conto e girano convinti che blu scuro e nero siano lo stesso colore, ad esempio. Spesso accade che il cervello percepisca comunque il colore ma poi arriva al cervello in modo diverso. Tra i problemi più frequenti che una persona può avere con i colori c’è quello che fa confondere il rosso con in nero. Sembra impossibile ma si può essere nelle condizioni di non capire quale è l’uno e quale è l’altro.
Se è così che funziona per noi, per gli animali? Ogni animale o quasi ha un suo modo di vedere i colori, alcuni li vedono molto meglio di noi, altri invece quasi non li percepiscono. Prendiamo ad esempio alcuni insetti che riescono a cogliere dei colori che noi nemmeno immaginiamo, altri animali invece non hanno la possibilità di cogliere molte sfumature ma distinguono a grandi linee le tinte. Proprio da queste diversità nascono anche dei meccanismi come quello del camuffamento cromatico con cui alcuni animali mirano a non essere visti dai predatori perché questi ultimi non colgono le sfumature più lievi.
Per approfondire, ecco qualche consiglio di lettura. Sono entrambi libri da sfogliare, ricchi di informazioni e di curiosità e che spaziano tra più discipline.