Paolo Lugiato e la sicurezza del fotovoltaico

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In Italia sono in crescita i furti negli impianti fotovoltaici. Uno degli ultimi è avvenuto il 16  marzo in  provincia di Udine dove i delinquenti sono entrati parco fotovoltaico con un furgone sottraendo 290 pannelli solari un valore di svariate decine di migliaia di euro. Sorpresi dalle telecamere sono stati arrestati prima che entrassero in un impianto a Campolonghetto di Bagnaria Arsa (UD), con oltre 20mila pannelli disponibili.



La ragione di questi furti è dovuta alla semplicità con cui cavi in rame e pannelli solari sono possono essere ricettati all’estero, soprattutto nel nord-Africa. Abbiamo chiesto a Paolo Lugiato, esperto del settore fotovoltaico italiano, come ci si deve attrezzare.

D: che tipo di pericoli corrono gli impianti, dal punto di vista della sicurezza?

Paolo Lugiato: Ciò che ingolosisce i ladri sono pannelli e rame. Sui pannelli si assiste a un fenomeno che sta aumentando, a causa dell’eliminazione dell’obbligo di registrazione delle matricole dei pannelli crescente, dovuto all’interruzione degli incentivi da parte del GSE, il Gestore dei Servizi Energetici. L’univocità tra l’impianto e i pannelli, che semplificava la tracciabilità, è venuta meno. Il GSE, oggi, non è tenuto a registrare chi installa.

D: Anche il rame interessa i ladri, essendo un materiale facile da sottrarre

Paolo Lugiato: Il rame da qualche tempo a questa parte è passato in secondo piano, principalmente a causa del ribassamento quotazioni dei prezzi di mercato. Rimane fortemente esposto chi non è protetto. Gli impianti fotovoltaici utilizzano lunghe cablature di rame interrate per trasportare l’energia prodotta dagli impianti verso gli inverter. I cavi maggiormente rubati sono quelli tra l’inverter e il pannello.

D: Come ci si può coprire dai furti di rame?

Paolo Lugiato: è possibile installare cavi in alluminio, che avendo un prezzo più basso interessano meno i ladri. C’è uno scotto da pagare: con l’alluminio si riduce l’efficienza dei cavi, che hanno meno conduttività del rame. In alternativa si possono installare sistemi antifurto. Banalmente possono essere di tipo “meccanico”: si sigillano meccanicamente i tombini, i pozzetti, oppure si mettono dei sensori sulle aperture dei pozzetti. Anche in questo caso i delinquenti si sono fatti furbi, scavando a valle e all’origine del pozzetto, eludendo così i sensori, e tagliando i cavi che di notte non sono alimentati. Però questo tipo di furto è molto pericoloso. E’ accaduto che criminali poco intelligenti siano andati a tagliare cavi in tensione, con il risultato di essersi fulminati a causa della corrente.

D: Come intervenire se si vogliono fermare i furti?

Paolo Lugiato: Le società più smart investono in contromisure che vanno dai sistemi antifurto – quindi in primis dei sistemi perimetrali di telecamere che cercano di rivelare l’ingresso di malintenzionati – e poi dei sistemi di allarme in caso d’interruzione di collegamento dei pannelli di notte. In molti hanno rafforzato le infrastrutture con bulloni anti furto che rallentano di molto le operazioni di furto, scoraggiando i malintenzionati.

D: Quali sono le soluzioni più innovative sul mercato?

Paolo Lugiato: Molto efficaci i “sensori trabocchetto”. Se ci troviamo di fronte a ladri che sanno tagliare con precisione chirurgica solo i cavi senza tensione, al buio, significa che hanno strumenti per rilevare il passaggio di corrente, che conoscono gli impianti. Per questo le società più attente a questo tema hanno installato in punti di passaggio dei classici sensori a interruzione di segnale che sono posti in mezzo al campo, non visibili da fuori, che offrono informazioni circa la presenza all’interno del campo, una volta che tutti i sistemi sono stati bypassati o superati.

Buoni risultati sono dati anche dai sensori volumetrici fuori dalle cabine, con infrarosso, o microonde. Per massimizzare la sicurezza è consigliato installare sensori GPS (non correlati ai sistemi di navigazione satellitare, ndr.), ovvero tubi interrati che funzionano a pressione e non danno falsi errori. Non scattano se passa una lepre o un gatto.

Per la tutela dei cavi in rame sono stati testati dei sistemi che impiegano fibra ottica avvolta intorno al cavo. Al loro interno è trasmesso continuamente un segnale debolissimo di luce. Se il cavo tagliato, la variazione del flusso di luce è rilevata e segnalata in sala controllo, attivando un allarme.

D: Vedremo un aumento di furti?

Paolo Lugiato: Chi ha sistemi di sicurezza può fermare le intrusioni già al livello perimetrale. Facendo così si contiene non solo il furto ma anche i danni correlati all’effrazione. Dati alla mano si vede che negli ultimi mesi si sta verificando un aumento della frequenza dei tentativi, un segnale preoccupante. Chi non è protetto oggi è ancora più vulnerabile. I ladri del fotovoltaico non sono gente improvvisata, essendo molto specifico come furto e le bande sembrano sempre più preparate.

D: Che fare dunque?

Paolo Lugiato: L’importante è investire costantemente in nuove tecnologie della sicurezza e cercare sempre le società più innovative sul mercato.

Intervista rilasciata alla Redazione di IdeeGreen.it