Linfangite arti inferiori: dai sintomi al trattamento

Linfangite arti inferiori

La linfangite agli arti ineriori è un’infezione dei vasi linfatici che trasportano il fluido linfatico in tutto il corpo. La linfangite di solito richiede un trattamento antibiotico, ed è di norma determinata dalle infezioni della pelle, che sono la causa più comune della linfangite.

Più nel dettaglio, giova rammentare già da questa fase di sintesi che il fluido linfatico del corpo e il sistema linfatico aiutano il nostro organismo a contrastare le infezioni. Di solito, il fluido linfatico viaggia verso un sito di infezione per consegnare i linfociti per aiutare a combattere l’infezione. Tuttavia, a volte, il fluido linfatico infetto in una zona del corpo viaggia verso i vasi linfatici, causando la linfangite oggetto del nostro approfondimento.

Cerchiamo di saperne di più sulle cause, sui sintomi e, soprattutto, sulle modalità di trattamento.

Cause della linfangite

La linfangite è un tipo di infezione secondaria, verificatasi a causa di un’altra infezione. Di fatti, come abbiamo in parte già rammentato in fase introduttiva, quando l’infezione si sposta dal sito originale ai vasi linfatici, i vasi si infiammano e si infettano, determinando la condizione di cui oggi parliamo.

Le infezioni batteriche sono la causa più comune della linfangite, anche se è ben possibile che la linfangite sia dovuta a un’infezione virale o fungina. Qualsiasi lesione che permette a virus, batteri o funghi di entrare nel corpo può d’altronde causare un’infezione che porta alla linfangite. Pertanto, è possibile che alcuni dei colpevoli di tale condizione includano:

  • ferite da puntura, come quelle causate dal calpestare un chiodo o un altro oggetto appuntito,
  • infezioni della pelle non trattate o gravi, come la cellulite,
  • morsi di insetti e punture di insetti,
  • una ferita che richiede dei punti di sutura,
  • ferite chirurgiche infette,
  • sporotricosi, un’infezione fungina della pelle comune tra i giardinieri.

Sintomi della linfangite

Per quanto invece concerne i sintomi della linfangite, evidenziamo come le persone affette da tale scenario possano notare striature rosse che si estendono dal sito della lesione fino alle zone in cui ci sono molte ghiandole linfatiche, come le ascelle o l’inguine,  o – come nel caso del nostro focus odierno – verso gli arti inferiori.  Anche striature rosse “inspiegabili” su qualsiasi area del corpo possono essere un segno di linfangite, soprattutto in una persona che ha un’infezione cutanea già esistente.

Altri sintomi della linfangite possono includere:

  • una ferita recente che non sta guarendo,
  • sentirsi malati o deboli,
  • febbre,
  • brividi,
  • mal di testa,
  • bassa energia e perdita di appetito,
  • gonfiore in prossimità di una lesione o dell’inguine o delle ascelle.

Si tenga anche conto che la linfangite non dovrebbe mai essere sottovalutata, perché se non trattata può diffondersi al sangue. Questa infezione, chiamata sepsi, può causare febbre molto alta, sintomi simil-influenzali e persino insufficienza degli organi. Nei casi più gravi può inoltre condurre al decesso.

Per quanto attiene i fattori di rischio, le persone con un sistema immunitario debole possono essere certamente più vulnerabili alla linfangite. Avere certe condizioni, come il diabete, l’HIV o il cancro, o assumere farmaci che sopprimono il sistema immunitario, compresi i farmaci chemioterapici, possono di atti aumentare il rischio di tale condizione.

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Diagnosi della linfangite

Occupiamoci ora della diagnosi della linfangite, rammentando come il medico che sospetta tale condizione potrebbe arrivare a una preliminare diagnosi – da confermare – già sulla base dei soli sintomi di una persona. Se una persona ha i linfonodi gonfi, striature rosse che si estendono da una lesione o altri segni di infezione, infatti, il dottore potrebbe immediatamente consigliare il trattamento con antibiotici.

In genere, inoltre, il medico preferirà condurre un esame approfondito per trovare la fonte dell’infezione originaria, poiché questo può essere d’aiuto nella scelta del trattamento giusto. Spesso, un medico prescriverà degli antibiotici in attesa dei risultati di una coltura. Una coltura della lesione può rivelare se l’infezione è batterica, virale o fungina e quale farmaco sarà più efficace.

Con i risultati di una coltura, il medico può modificare il trattamento o aggiungere altri farmaci al piano di trattamento della persona.

In alcuni casi, un medico potrebbe anche eseguire una biopsia dei linfonodi gonfi per escludere altre condizioni. Anche gli esami del sangue possono essere utili, soprattutto se la causa dell’infezione non è chiara.

Trattamento della linfangite

Generalmente un primo trattamento domestico può essere effettuato, al fine di alleviare il dolore, applicando un impacco caldo sulla zona interessata dall’infezione. Tuttavia, questo è solamente un primo intervento che non cura la causa sottostante: considerato poi che la linfangite può diffondersi rapidamente, i medici di solito raccomandano un trattamento aggressivo dell’infezione sottostante.

Nella maggior parte dei casi, una persona avrà bisogno di antibiotici per trattare un’infezione batterica. Gli antibiotici per via endovenosa (IV) possono somministrare il farmaco più velocemente, e quindi una persona potrebbe aver bisogno di ricevere antibiotici per via endovenosa in ospedale o presso uno studio medico. Se l’infezione è fungina o virale, il medico prescriverà invece farmaci antimicotici o antivirali.

Se il primo ciclo di farmaci non ha la meglio sull’infezione, una persona potrebbe aver bisogno di un altro ciclo di farmaci. Raramente, un individuo può richiedere un intervento chirurgico per rimuovere il tessuto infetto.

La linfangite può essere molto dolorosa. Oltre alla già rammentata possibilità di applicare impacchi caldi sulla ferita e sulle zone con striature rosse, si possono utilizzare farmaci antinfiammatori per il controllo del dolore, come l’ibuprofene, e ancora assumere antidolorifici da parte di un medico con obbligo di prescrizione.

Per poterne sapere di più invitiamo tutti coloro che fossero interessati a parlarne con il proprio medico di famiglia.

Pubblicato da Anna De Simone il 28 Dicembre 2019