Che si muoia di smog non è certo una novità, soprattutto per coloro che si interrogano sulla stretta correlazione esistente tra inquinamento atmosferico e combustibili fossili.
Un recente studio ha tuttavia fatto luce su questo legame, offrendo un quadro dettagliato sui decessi che ne derivano annualmente.
I risultati dello studio pubblicati sulla rivista Environmental Research lasciano spazio a pochi dubbi a riguardo. L’inquinamento atmosferico originato dai combustibili fossili è responsabile di 1 morte prematura su 5 in tutto il mondo. Un vero e proprio killer invisibile che solo nel 2018 ha provocato ben 8,7 milioni di decessi.
Se cifre di simile portata suscitano inevitabilmente preoccupazione, ancor più allarmante risulta il fatto che questi numeri siano al rialzo. Di molto, tra l’altro. Un precedente lavoro pubblicato nel 2016 su The Lancet stimava infatti che le morti legate all’inquinamento atmosferico da particolato sottile fossero almeno 4,2 milioni ogni anno.
Dai dati raccolti a livello globale si calcola che rispetto ad altre cause di morte prematura, l’inquinamento atmosferico uccida annualmente tre volte più dell’alcol, nove volte più dell’AIDS e diciannove volte più della malaria. “Ci auguriamo che quantificando le conseguenze sulla salute della combustione di combustibili fossili, possiamo inviare un messaggio chiaro ai responsabili politici e alle parti interessate dei vantaggi di una transizione verso fonti energetiche alternative”, ha commentato a Reuters Joel Schwartz, uno dei coautori della ricerca. Parole sagge che devono far riflettere.
Il recente studio è tuttavia solo uno tra i numerosi gridi di allarme lanciati nel mondo per mettere in guardia sulle gravi conseguenze dell’inquinamento atmosferico da combustibili fossili sulla salute di tutti noi.
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Nel febbraio del 2020, Greenpeace Southeast Asia e CREA (Centre for Research on Energy and Clean Air) hanno redatto il rapporto Aria tossica: il costo dei combustibili fossili, primo tentativo di valutare il costo globale dell’inquinamento atmosferico da combustibili fossili.
Analizzando i dati del dossier emerge con chiarezza che questa tipologia di contaminazione, oltre a causare milioni di morti premature a ogni latitudine del pianeta, impatta in maniera estremamente pesante sull’economia globale. Si calcola infatti che il costo annuale derivante dall’inquinamento atmosferico da combustibili fossili sia pari 2.900 miliardi di dollari, equivalenti al 3,3 per cento del PIL mondiale, ovvero 8 miliardi di dollari al giorno.
Dal triste contesto non è esclusa l’Italia. Si stima che nel nostro paese, l’inquinamento atmosferico da combustibili fossili causi circa 56 mila morti premature e comporti un costo pari a 61 miliardi di dollari.
Sintetizzando i punti essenziali del rapporto di Greenpeace e CREA si scopre che:
A porre in rilievo l’urgenza di un intervento immediato sono gli stessi ideatori del report Aria tossica. “L’inquinamento atmosferico minaccia la nostra salute e la nostra economia, causando milioni di morti premature ogni anno e aumentando i rischi di infarto, cancro ai polmoni e asma, con un costo economico di migliaia di miliardi di dollari“, ha sottolineato Minwoo Son, responsabile della Campagna Clean Air di Greenpeace Southeast Asia.
“Le soluzioni esistono, tra queste un posto di primo piano hanno la transizione verso le energie rinnovabili e l’abbandono delle auto con motore a combustione interna. Occorre inoltre un contemporaneo cambio di paradigma della mobilità, puntando sul trasporto pubblico e su forme di mobilità meno impattanti. Dobbiamo considerare il costo reale dei combustibili fossili, non soltanto per il rapido peggioramento dell’emergenza climatica, ma anche per la salute delle persone“, ha precisato l’esperto.
Ma quali sono gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute? Gli inquinanti ambientali possono comportare sia reazioni acute sia sintomatologie croniche nelle persone, in particolar modo nei soggetti predisposti.
Nel ventaglio di danni che possono prodursi si riscontrano:
La letteratura scientifica non esclude inoltre rischi aumentati di ictus, attacchi di cuore, diabete, malattie renali oltre a effetti dannosi in fase di gravidanza.
In piena epoca di pandemia la scienza si interroga anche su una possibile correlazione tra inquinamento atmosferico e Covid. Sebbene si tratti di un legame ancora sottoposto a indagini e ulteriori approfondimenti da parte degli esperti, è evidente il fatto che nelle aree molto inquinate il rischio di disturbi cronici del sistema respiratorio sia decisamente superiore, rendendo le persone più predisposte alla comparsa di infezioni virali o al loro aggravarsi.
In attesa di risposte definitive da parte della scienza, i danni derivanti dall’inquinamento atmosferico appaiono comunque lampanti agli occhi di tutti e pongono sul piatto delle decisioni globali l’urgenza di intervenire con misure efficienti e risolutive. Si riuscirà a ottenere risultati davvero tangibili? Solo il futuro saprà dircelo.
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