Ferritina alta: cause e trattamenti

La ferritina è una molecola che viene utilizzata dal nostro organismo per “conservare” e stoccare il ferro. È una molecola solubile in acqua, e il suo livello nel sangue è proporzionale alla ferritina totale del corpo e, nella maggior parte dei casi, al ferro totale presente nel corpo. Una ferritina sierica bassa è dunque riconoscibile solo in uno stato di carenza di ferro, mentre una ferritina sierica elevata può essere dipesa da diverse cause. Vediamole insieme.

Cause della ferritina alta

La ferritina alta può essere causata da alcuni fattori principali e ricorrenti, quali:

  • danni ai tessuti contenenti ferritina (per esempio midollo osseo e fegato);
  • infiammazione o infezione, considerato che ferritina è una proteina in fase acuta;
  • condizioni genetiche;
  • condizioni secondarie, principalmente dovute alle trasfusioni di sangue;
  • anemie croniche causate da un’ematopoesi inefficace, per esempio le talassemie.

Naturalmente, non sempre la ferritina alta è frutto di una patologia. Per esempio, l’aumento della ferritina dovuto a danni ai tessuti o come parte del processo infiammatorio non è un segno di sovraccarico di ferro e non causa, da sola, uno stato patologico. Ancora, le condizioni genetiche sono molto rare nel Nord Europa, ad eccezione dell’emocromatosi ereditaria di tipo 1.

I pazienti che ricevono una trasfusione di sangue per anemia diversa da quella causata da carenza di ferro o perdita di sangue sono invece sicuramente a rischio di eccesso di ferro, e quindi possono avere un aumento del livello di ferritina. Nelle anemie croniche, infine, la spinta a produrre globuli rossi causa l’assorbimento di ferro in eccesso ma, a meno che non vi sia un’ulteriore trasfusione, è improbabile che questo causi un eccesso riscontrabile a livello clinico.

Diagnosi della ferritina alta

Come già detto, la ferritina alta è spesso causata da danni ai tessuti o come parte della risposta in fase acuta. In questi casi, non necessita di trattamento e può essere diagnosticata misurando la saturazione della transferrina a digiuno.

Nelle ipotesi in cui l’eccesso di ferro si deposita nei tessuti portando ad una reazione infiammatoria e ad un danno tissutale, generalmente le aree del corpo interessate saranno quelle nel fegato, nel cuore, nella pelle, nel sistema muscoloscheletrico ed endocrino. Le caratteristiche cliniche sono in questo caso legate alla presenza di cirrosi con progressione al carcinoma epatocellulare; insufficienza cardiaca e aritmie; osteoartrite; pigmentazione della pelle grigio ardesia; e ipotiroidismo, ipoadrenalismo, diabete, impotenza e ipoparatiroidismo.

L’emocromatosi ereditaria deve essere altresì essere considerata nella diagnosi nei pazienti con un’anamnesi di una di queste condizioni, in cui non sono state trovate altre cause evidenti. I pazienti che ricevono trasfusioni di sangue dovrebbero anche essere monitorati per i segni di un sovraccarico di ferro e di una ferritina in aumento che potrebbe richiedere un trattamento. L’emocromatosi genetica può essere di solito diagnosticata mediante appositi test di laboratorio.

Trattamento della ferritina alta

Non sempre la ferritina alta richiede un trattamento. È dunque consigliabile parlare con il proprio medico di riferimento per poter interpretare i dati delle analisi della ferritina e, soprattutto, integrarli con altri eventuali dati emersi dall’analisi del sangue.

In altri casi, come nei pazienti non dipendenti da trasfusione, la venesectomia può essere utilizzata per ridurre il ferro totale del corpo, e per coloro che sono dipendenti da trasfusione o che non possono tollerare la venesectomia è necessaria una chelazione farmacologica del ferro. Nei casi in cui si usa procedere con la venesiezione, vengono prelevati 300 – 400 ml di sangue, di solito in modo simile a una donazione. Questo processo potrebbe avvenire anche ogni 7-10 giorni ma è evidente che sarà necessario un attento monitoraggio dell’emocromo completo per prevenire lo sviluppo di anemia.

Lo scopo della procedura è quello di portare il paziente in una condizione di carenza di ferro e ottenere così una ferritina inferiore a 50(mu)g/l. Ad ogni modo, non è questa, generalmente, la procedura “primaria”, ma viene consigliata solamente se il medico ritiene che ci sia il concreto rischio di danni ai tessuti se non si procede in senso inverso. Una volta che la ferritina ha raggiunto un livello accettabile, la frequenza può essere ridotta.

Nei pazienti che ricevono trasfusioni, per esempio i pazienti affetti da talassemia, il trattamento per scongiurare un alto contenuto di ferritina è solitamente indicato quando se livello raggiunge i 1.000(mu)g/l.

L’uso di farmaci

Si può altresì procedere con la somministrazione farmacologica, mediante medicinali autorizzati per favorire la chelazione del ferro.

Alcuni di questi medicinali sono somministrati per via sottocutanea. Gli effetti collaterali includono generalmente una sensazione di dolore o fastidio nel sito di iniezione, ototossicità e retinopatia, disturbi gastrointestinali, asma, febbre, mal di testa, artralgia e mialgia.

A questa prima classe di farmaci, anche a causa degli elevati effetti collaterali, ha poi fatto seguito un’altra classe che viene invece somministrata per via orale. Gli effetti collaterali sono in questo caso più limitati, e potrebbero includere disturbi gastrointestinali, mal di testa, proteinuria, prurito ed eruzione cutanea.

Complessivamente, non è rara una condizione di ferritina alta. L’anamnesi clinica dovrebbe permettere di identificarne le cause o orientare il medico verso le motivazioni più plausibili, soprattutto quando non vi sono collegamenti verso un’evidente infezione, infiammazione o altre patologie contestuali.

Pubblicato da Anna De Simone il 11 Giugno 2020