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Motori elettrici: non sono ecologici al 100%, ma sono la migliore opzione che abbiamo

Quando si parla di mobilità elettrica ed ecologia, non si deve fare riferimento alle sole emissioni generate dal veicolo in movimento. Bisogna infatti guardare a tutta la durata della vita dell’automobile, nel processo dunque che va dalla sua produzione, fino alla sua alimentazione su strada e all’energia elettrica che mantiene il veicolo in funzione. Infine, bisogna anche pensare allo smaltimento stesso del veicolo.

Le emissioni di un’automobile elettrica

Il motore elettrico ha una batteria che richiede di essere caricata, per tenere in funzione il veicolo. Attorno a questa batteria ruota la gran parte dei ragionamenti sull’ecosostenibilità della nuova generazione di auto elettriche e ibride.

Un’automobile elettrica di media cilindrata può produrre circa trenta tonnellate di gas serra su un chilometraggio di circa 20.000 chilometri. Un’automobile a benzina, invece, produce almeno il doppio delle emissioni. Questo ragionamento è applicabile soprattutto dove è disponibile energia elettrica prodotta senza emissione di CO2 (si parla dunque di energia prodotta in centrali idroelettriche e nucleari).

Ne consegue che non è necessario soltanto che il motore sia elettrico, ma che l’energia elettrica prodotta per alimentarlo sia pulita e generata da fonti rinnovabili. Dove questo connubio si realizza (è il caso di Svizzera e – in minore misura – Germania), le emissioni delle automobili elettriche sono certamente ridotte. Dove invece non è presente energia elettrica prodotta in maniera ecosostenibile, non si può parlare di auto elettriche a zero emissioni.

Un altro nodo importante da sciogliere riguarda la creazione delle batterie di alimentazione. Queste infatti richiederebbero dei metalli per la cui estrazione è necessaria una procedura tanto dispendiosa da produrre emissioni di CO2 superiori anche a quelle della creazione di automobili tradizionali. In breve, produrre un’automobile elettrica implica più emissioni della produzione di un’automobile a benzina o diesel.

Il tutto a causa dell’estrazione e lavorazione (specialmente in Cina, Repubblica democratica del Congo e America Latina) di neodimio, cobalto, grafite e litio. Questi materiali richiedono una gran quantità di acqua e prodotti chimici per la loro lavorazione, che di fatto aumenta l’inquinamento in Paesi lontani da quelli di effettivo utilizzo delle batterie.

Da tenere d’occhio è anche l’effettiva produzione delle batterie, che avviene in forni che richiedono una grande quantità di energia per il loro corretto funzionamento. Si consideri infine, per completare il quadro, l’enorme utilizzo e inquinamento di acqua nella fase di smaltimento delle stesse batterie di alimentazione.

Un bilancio sulle emissioni di ibrido ed elettrico

Restano dunque da fare propri alcuni assunti. In primo luogo, è bene documentarsi sulle fonti di energia elettrica che andranno ad alimentare il veicolo. Se queste fonti sono rinnovabili, l’impatto ambientale causato dal veicolo nel corso del suo utilizzo sarà notevolmente ridotto, ma mai del tutto azzerato.

Bisogna badare bene anche all’utilizzo che si fa del proprio veicolo: rottamarlo dopo appena70.000 chilometri non è certamente una scelta saggia. Le prestazioni complessive del veicolo non verranno espresse e, inoltre, si porrà subito il problema delle emissioni legate alla produzione di un’altra automobile. Come è ormai chiaro, produrre un’automobile elettrica garantisce un adeguato investimento in termini di eco sostenibilità soltanto se l’auto viene utilizzata a lungo, proprio a causa del grande dispiego di risorse ed energia legato alla creazione della batteria necessaria al suo funzionamento.

Si tratta di un problema di non chiara percezione, poiché viene avvertito principalmente da Paesi diversi da quelli in cui l’auto elettrica viene concretamente utilizzata. Nei Paesi dove l’auto viene guidata su strada, effettivamente il veicolo non emette grandi quantità di gas serra, migliorando dunque notevolmente la qualità dell’aria dell’ambiente in cui si vive.

Da qui, infatti, deriva la giusta scelta di tutti quei privati che – utilizzando spesso l’automobile – hanno deciso di passare a un’auto elettrica, per ridurre le emissioni causate dai loro stessi spostamenti. Stesso ragionamento può essere seguito anche da quelle aziende di trasporti che utilizzano furgoni elettrici per le consegne, per coniugare il duplice obiettivo di non inquinare (o quanto meno inquinare di meno) e poter entrare e consegnare nei diversi centri urbani, ormai quasi del tutto zone a traffico limitato.

È necessario inoltre tenere sempre presente la differenza di emissioni tra automobili elettriche e ibride: le ibride, per il funzionamento della maggior parte dei loro impianti, utilizzano comunque l’energia combusta, provocando dunque emissioni maggiori rispetto alle sorelle elettriche. Ne consegue che, nonostante la produzione di un’automobile elettrica sia certamente meno sostenibile rispetto alla creazione di auto convenzionali a benzina, l’elettrico rappresenta la scelta a minor impatto ambientale nel lungo periodo.

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Pubblicato da
Matteo Di Felice