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Mental coach: significato, corsi e prospettive lavorative

La figura del mental coach sta diventando sempre più popolare in quanto diversi atleti famosi stanno raggiungendo risultati sportivi di grande rilievo anche grazie al loro prezioso lavoro.

Nel nostro articolo vi forniremo una guida completa sulla professione del mental coach, a partire dal significato di questo termine e dal suo ruolo, fino a spiegarvi come è possibile diventare un mental coach, quali sono i requisiti e quali sono le opportunità lavorative.

Significato di mental coach

Il termine anglosassone “Mental Coach” tradotto letteralmente in italiano diventa “Allenatore della Mente”.

Con questa accezione non dovete però pensare ai “fantomatici e improbabili motivatori degli anni ‘80” che proponevano camminate sulla brace, prove di coraggio di vario genere o approcci per lo meno pittoreschi alla motivazione in ambito sportivo.

Il Mental Coach è una figura professionale riconosciuta in Italia dalla Legge 4/2013 che ha il ruolo di collaborare con allenatori sportivi, fisioterapisti e altri componenti di un entourage sportivo al fine di massimizzare le performance mentali di uno o più atleti.

L’espressione “performance mentale” include diversi elementi della sfera psicologica dell’atleta tra cui serenità mentale, motivazione al raggiungimento del risultato, convinzione dei propri mezzi, libertà mentale da paure di diverso tipo, come ad esempio quella di infortunarsi o quella di “fallire in occasione di un evento importante”.

Il mental coach non si occupa di tabelle di allenamento, direttive tecniche o strategiche, che sono invece il compito di un allenatore. Il mental coach ha un approccio differente, basato sul metodo dell’Ascolto attivo e delle Domande che hanno l’obiettivo di sviluppare nell’atleta un processo decisionale virtuoso, senza imporre alcuna decisione né tanto meno il proprio punto di vista.

Il metodo del mental coach riprende il metodo utilizzato dal celebre filosofo Socrate che attraverso il dialogo e con domande ben formulate aiutava i suoi discepoli a trovare la luce della verità in autonomia.

In tempi più recenti, il fondatore della figura di Mental Coach sportivo è univocamente riconosciuto in Tim Gallwey, un giovane maestro di tennis, che nei primi anni 70 svolgeva la sua attività negli Stati Uniti.

Tim Gallwey notò che la sua metodica tradizionale di insegnamento risentiva di una sorta di “freno” che non aveva nulla a che fare con i dettagli tecnici e/o fisici dei giocatori. Elaborò quindi la famosa teoria dell’Inner Game, cioè della sfida interiore tra i due “sé”: il SE1 (cioè il sé stesso altamente giudicante, valutativo e volto all’immobilismo) e il SE2 (cioè il sé stesso operativo e spinto all’autodeterminazione e all’azione, capace, potenzialmente, di raggiungere obiettivi impensabili).

Tim Gallwey, il precursore del mental coach sportivo

Cosa studia un mental coach

I corsi per diventare mental coach devono prevedere un programma articolato e concreto in grado di fornire agli studenti tutte le conoscenze per iniziare questa nuova professione.

Qualsiasi corso voi scegliete, sappiate che dovrete considerarlo come un punto di partenza, in quanto solo l’esperienza e la pratica consentono a un professionista di affinare le proprie capacità e di raggiungere l’eccellenza.

Alcuni temi irrinunciabili che ogni corso serio per diventare mental coach deve comprendere nel proprio programma sono:

  • Introduzione e storia del metodo del Coaching
  • Rapporto tra Performance dell’Atleta e Potenziale
  • Il rapporto con le altre figure professionali che seguono un determinato atleta
  • La gestione dell’emotività in ambito sportivo
  • Focus per migliorare la concentrazione dell’atleta
  • Analisi della motivazione ideale
  • Fattori della motivazione intrinseca
  • La resilienza e il suo ruolo nell’allenamento
  • La gestione di un corretto “work-life Balance”
  • Lo stato di flusso: il Flow
  • La gestione della relazione tra Coach e Atleta
  • La tecnica del Goal setting
  • Il piano di azione dell’atleta
  • Il ruolo del Self Talk, il dialogo interiore
  • I pilastri dell’Autoefficacia
  • Il valore della Leadership nel Mental Coaching
  • Il Coaching come percorso di crescita.

Come diventare mental coach

Come avrete capito dall’elenco delle materie di studio per un potenziale Mental Coach che vi ho proposto nel paragrafo precedente, le conoscenze da sviluppare sono molte e variegate.

Per questa ragione il mio consiglio è quello di affidarvi a una scuola autorevole che vi metta a disposizione il programma prima di partire, che vi chiarisca chi sarà il docente e che preveda un vostro impegno in termine di ore / giorni da dedicare che sia realistico per apprendere tutti i concetti, le tecniche e le conoscenze che vi sono necessarie per iniziare con successo la professione di Mental Coach.

Nel mio caso la scelta si è orientata sul corso per diventare Mental Coach proposto dallo CSEN, è il primo Ente Nazionale di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dal CONI, con 1.700.000 soci, corrispondenti a oltre 13.400 realtà sportive affiliate, più circa 2.000 altre realtà nell’ambito della Promozione Sociale e del Tempo Libero.

Lo CSEN (Centro Sportivo Educativo Nazionale), nasce nel 1974 e opera sul territorio italiano attraverso i Comitati Regionali e Provinciali.

Trovate maggiori informazioni sul corso dello CSEN per ottenere la qualifica di Mental Coach in questa pagina del sito ufficiale: https://csencorsi.it/corsi-docenti/qualifica-mental-coach/

Il corso dello CSEN che ho frequentato personalmente, si compone di 34 moduli, suddivisi in 39 ore e 30 minuti di video lezioni.

Ogni modulo formativo prevede una parte di trasferimento delle competenze.

Oltre alle video lezioni, viene fornito il materiale didattico di supporto allo studio che rimane a disposizione del corsista, composto da una dispensa di 85 pagine e 651 slides estratte dalle video lezioni.

Al termine del corso dovrete sostenere un esame e se lo supererete otterrete il Diploma olistico di Mental Coach.

Il corso che ho frequentato organizzato dallo CSEN ha avuto come docente il prof. Roberto Ardizzi, titolato per proporre un servizio di Coaching certificato ai sensi della Norma UNI 11601:2015 (certificato 001/2016), iscritto ad A.Co.I (Associazione Coaching Italia) e alla A.I.F. (Associazione Italiana Formatori).

Potrebbe interessarti anche il nostro articolo dedicato a spiegare come diventare istruttore di body building.

Dove può lavorare un mental coach

Come abbiamo anticipato nei precedenti paragrafi la figura professionale del mental coach è sempre più richiesta da realtà sportive o da singoli atleti.

Il vostro datore di lavoro potrà quindi essere una squadra, una federazione sportiva o un singolo atleta.

E’ chiaro che, come in ogni altro ambito, la possibilità di trovare un impiego soddisfacente è direttamente correlata a come saprete assimilare le nozioni del corso e a come saprete a vostra volta trasmetterle ai vostri clienti. Le capacità comunicative e le capacità didattiche sono doti personali che si affinano nel tempo e con non si possono apprendere con un semplice corso di alcune settimane.

Come in ogni lavoro dovrete partire con umiltà per poi cercare di raggiungere clienti di livello sempre più alto.

Quanto viene pagato un mental coach

Quanto viene pagato un mental coach è una domanda troppo generica per dare una valida risposta univoca. La risposta corretta è “dipende”. Dipende dalle reali capacità raggiunte, dall’esperienza accumulata nel corso degli anni, dalle referenze che via via riuscirete a ottenere e dalle vostre capacità di proporvi con efficacia sul mercato.

Per fornirvi alcuni ordini di grandezza possiamo dirvi che lo stipendio medio di un mental coach in Italia si aggira intorno ai 30.000 euro / anno. Con i primi impieghi si può ricevere uno stipendio di circa 22-25.000 euro/anno per poi salire fino a 45.000 euro / anno e bel oltre dopo aver accumulato esperienza e referenze.

Chi può fare il mental coach

La professione del mental coach in Italia è riconosciuta ma non è regolamentata, perciò non prevede requisiti di legge. Qualsiasi cittadino italiano maggiorenne può quindi svolgere l’attività di mental coach ma è evidente che senza aver conseguito un Diploma riconosciuto e senza avere una concreta capacità di svolgere l’attività in modo professionale, portando risultati concreti, “non si arriverà da nessuna parte”.

Per migliorare il proprio profilo il Mental Coach può associarsi ad associazioni di categoria che prevedono requisiti di professionalità, così da qualificare ulteriormente il proprio profilo.

Nicoletta Romanazzi: la mental coach di Jacobs

Tra i mental coach che hanno raggiunto una grande notorietà vi cito come esempio Nicoletta Romanazzi, che ha avuto il merito di aiutare Marcel Jacobs a vincere la medaglia d’Oro alle Olimpiadi di Tokyo 2020 nei 100 metri piani e nella staffetta 4×100 metri.

I suoi meriti sono stati ampiamente riconosciuti da Marcel Jacobs così come da altri atleti che alle Olimpiadi hanno raggiunto ottimi risultati, come Luigi Busà medaglia d’oro nel Karate Kumite, Viviana Bottaro medaglia di bronzo nel Karate Kata, Alice Betto settimo posto nel triathlon e Jeannine Gmelin quinto posto nel canottaggio individuale. Nicoletta segue inoltre diversi calciatori professionisti che militano in squadre di Serie A del campionato italiano.

Sul sito ufficiale di Nicoletta: https://nicolettaromanazzi.it/ potrete leggere maggiori informazioni sulla sua esperienza e su altri atleti che supporta.

La copertina del libro di Nicoletta Romanazzi in cui racconta la sua esperienza come Mental Coach, in vendita in questa pagina di Amazon

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Pubblicato da
Matteo Di Felice