Distillazione in corrente di vapore

Distillazione in corrente di vapore

Distillazione in corrente di vapore e produzione degli oli essenziali in casa e in ambito aziendale. Consigli, spiegazioni e video.

La distillazione in corrente di vapore è una tecnica che consente l’estrazione di oli essenziali e acque aromatiche (dette anche “idrolati”) dalle erbe aromatiche e dalle piante officinali; in altre parole, con la distillazione in corrente di vapore si ottengono acque aromatiche dalle quali l’olio essenziale si separa (nella maggior parte dei casi galleggiando in superficie) per differenza di peso specifico e per la sua bassissima solubilitá in acqua.

La distillazione in corrente di vapore sfrutta quindi il vapore come veicolo per estrarre tanto gli oli essenziali che gli idrolati dalle piante essenziere: il prodotto finale è un estratto liquido ottenuto mediante la condensazione del vapore.

Distillazione in corrente di vapore e oli essenziali

La distillazione in corrente di vapore è solo uno dei metodi per produrre acque aromatiche, ma è l’unico, oltre al processo di spremitura degli epicarpi dei frutti del genere Citrus, attraverso il quale si ottiene il prodotto conosciuto come olio essenziale.

In generale, possiamo affermare che la struttura fondamentale per eseguire la distillazione in corrente di vapore è la seguente:

  1. una fonte di calore, come un fuoco di legna o a gas, oppure negli impianti industriali e semi-industriali, l’energia elettrica necessaria a riscaldare le piastre di un generatore di vapore. In ambito domestico potrebbe essere rappresentato da un fornello a gas o da una piastra elettrica riscaldante;2) Una caldaia, che può essere una pentola chiusa contenente l’acqua che viene trasformata in vapore (meglio se in acciaio inox), oppure un vero e proprio generatore di vapore. A livello domestico è possibile adattare una pentola a vapore;
  2. un tubo di connessione, che colleghi la caldaia all’alambicco e trasportando il vapore;
  3. l’alambicco, cioè la struttura che contiene il materiale vegetale da cui estrarre l’olio essenziale. L’alambicco è chiamato anche camera di carico e può avere volume variabile, a seconda della tipologia di impianto: a livello domestico si possono avere alambicchi da 1-2 L di carico, a livello artigianale e semi-industriale da 50 a 1000 L. Anche in questo caso, il materiale migliore per l’alambicco è l’acciaio inox. Il materiale vegetale, a seconda della tipologia, potrà essere utilizzato fresco oppure anche secco, intero (come nel caso delle piante arbustive) oppure triturato (per favorire il rilascio degli oli essenziali: è il caso degli oli ottenuti dai legni);
  4. un condensatore, meglio se a serpentina, incamiciato ad acqua fredda (solitamente montato in testa all’alambicco), attraverso il quale passano il vapore e gli oli essenziali in fase gassosa; all’interno del condensatore così raffreddato,  il vapore acqueo e gli oli essenziali tornano in fase liquida;
  5. un decantatore, o vaso di raccolta, che puó essere un vaso fiorentino od un imbuto separatore, all’interno del quale raccogliere quanto esce dal condensatore (eluato). L’eluato raccolto si separerà pian piano in due fasi: una acquosa sottostante (l’idrolato) ed una più superficiale (l’olio essenziale).

Nell’esempio che segue, vediamo come sia possibile produrre gli oli essenziali in casa utilizzando come caldaia una pentola a pressione: in questo caso la produzione di vapore avviene all’interno della pentola stessa, che contiene l’acqua ed il materiale vegetale, separati da un graticcio.

Questa tecnica, con caldaia non separata dall’alambicco, è tuttavia poco consigliata: il calore del fuoco, utilizzato per generare il vapore, scalderà infatti anche le pareti in acciaio dell’alambicco, comportando un eccessivo riscaldamento della pianta al suo interno, con il rischio di ottenere un olio essenziale con sentore di bruciato. Questo rischio non si corre invece quando si utilizzano estrattori in cui la caldaia è fisicamente separata dall’alambicco.

Produrre oli essenziali non è affatto semplice, soprattutto in ambito domestico. La resa degli oli essenziali è infatti molto bassa (mediamente lo 0.2-0.4%, ovvero 2-4 mL per Kg di pianta) e possono occorrere diversi Kg di pianta (o diverse estrazioni) per ottenere anche solo i classici 10 mL di prodotto.  In particolare, a livello domestico diventa estremamente dispendioso produrre oli essenziali di melissa, elicriso, achillea o camomilla, la cui resa si abbassa ulteriormente (0.01-0.03%, ovvero 1-3 mL d’olio essenziale ogni 10  Kg circa di pianta)

Distillazione in corrente di vapore in casa

Per la produzione di oli essenziali in casa è possibile sfruttare appositi distillatori (i più economici si comprano con un investimento di circa 400 euro) oppure un sistema fai da te ingegnoso, ma non privo di rischi. Nel video che segue un utente ha sfruttato la pentola a pressione aggiungendo un’ulteriore valvola di sfiato convogliata a una serpentina in rame. Il secondo raccolto serve a convogliare il vapore della camera a pressione e trasferirlo (dopo condensazione) in una brocca di raccolta. Il tubo di rame ha uno diametro di 8 mm e una lunghezza di 350 cm. Il tubo di rame passa attraverso una pentola colma di acqua fredda e ghiaccio per favorire la condensazione e non disperdere il vapore convogliato dalla pentola a pressione.

Prima di lasciarvi con il video che vi spiegherà come operare la distillazione in corrente di vapore in casa, vi segnaliamo le schede delle proprietà degli oli essenziali:

Distillazione in corrente di vapore: video

Nel video, il prodotto ricavato dalla distillazione in corrente di vapore fatta in casa viene chiamato “idrolato”, in realtà, il vero e proprio idrolato è ottenuto dopo una successiva fase di purificazione. L’acqua di distillazione residua può essere isolata, filtrata e riciclata per una nuova fase di distillazione in corrente di vapore.

I contenuti di questo articolo sono stati verificati grazie alla collaborazione con il Dr. Fabrizio Gelmini ed il Prof. Giangiacomo Beretta, Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali, Universitá degli Studi di Milano”.

Pubblicato da Anna De Simone il 24 Novembre 2020