Congiuntivite nel gatto: come curarla

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Congiuntivite nel gatto: un problema frequente e “democratico”, perché non guarda né razze né età. Ma guarda negli occhi, e riguarda gli occhi dei nostri micioni. Sì, la congiuntivite nel gatto non va affatto trascurata, perché può degenerare creando gravi danni, oppure essere sintomo di altre patologie, altrettanto doverosamente da curare.



 

 

 

 

Cominciamo intanto a spiegare di cosa parliamo quando diciamo “congiuntivite nel gatto”. Che poi non si discosta molto dalla “nostra” congiuntivite. Si tratta di un processo infiammatorio che colpisce la membrana che ricopre la superficie anteriore dell’occhio e l’interno delle palpebre. E’ una “cosa cattiva”, tanto da arrivare ad alterare le difese fisiologiche oculari, creando terreno fertile per patologie più gravi, se non trattata.

Se colpisce senza particolari preferenze, non si può negare che la congiuntivite nel gatto è più frequente se lui scorrazza per giardini e prati, oppure se è a contatto con altri animali, mici o non mici. Le probabilità di infezione, in tali situazioni, aumentano inevitabilmente. E la congiuntivite nel gatto, non gioca a dadi.

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Per accorgersi di essere di fronte alla congiuntivite nel gatto di casa, o di strada, basta notare se ha, ad esempio, lacrimazione frequente, palpebre gonfie o screpolate. Oppure occhi arrossati e gonfi, tanto da far fatica a tenerli aperti completamente. L’interno degli occhi può apparire addirittura come iniettato di sangue: altro che scene da vampiri!

Oltre alle lacrime, la congiuntivite nel gatto comporta a volte anche l’emissione di liquidi purulenti che gli lasciano brutti aloni attorno agli occhi e incrostazioni da non fargli grattare con le zampine. Distraiamolo piuttosto con un bel giocattolo a molla.

Che dire se diventa improvvisamente strabico? Sì, con la congiuntivite nel gatto può capitare anche questo ma è solo una conseguenza del gonfiore, con la guarigione si risolve e tutto torna come prima. Facciamoci caso, è un campanello di allarme, ma non andiamo troppo in allarme. Se uno strabismo di venere potrebbe donare al felino, fatto discutibile, meglio che sia innanzitutto sano.

Tra i sintomi della congiuntivite nel gatto, se essa è legata ad una infezione, possono comparire anche affanni respiratori. Ciò accade per infezioni da Clamydia che si manifesta con segnali di dispnea: la cosiddetta fame d’aria.

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Se accompagnata da altri sintomi come scolo nasale, infiammazione ed ulcere orali, febbre, la congiuntivite potrebbe essere invece che una patologia sé stante, la manifestazione di altre differenti. Ad esempio quelle che colpiscono l’apparato respiratorio come la rinotracheite virale, la calicivirosi e, come già anticipato, la clamidiosi.

In tal caso si interverrà sull’infezione di base… in tal caso, ma in ogni caso, è bene non sottovalutare questi sintomi e notandone anche solo uno, portare il nostro gatto dal veterinario. Gli evitiamo parecchia sofferenza un INUTILE aggravamento della situazione con conseguenze gravi se non trattata per tempo.

La rinotracheite felina è virale e pericolosa soprattutto per i gattini piccoli, si trasmette per contatto diretto o tramite gli starnuti, ma non raggiunge noi umani. Tra i sintomi più comuni ci sono il naso gocciolante accompagnato da starnuti, quindi, ma anche ulcere, sia orali che corneali, oltre febbre e diarrea.

Segnali simili si possono notare con la Caliciviròsi, simile è anche il trattamento terapeutico, ma a differenza della rinotracheite non comporta una ricorrenza di attacchi legata allo stress. La Clamidiosi è invece un microrganismo simile ai batteri che, infiltrandosi, danneggia i tessuti congiuntivali dell’occhio. Tra i sintomi più ricorrenti ecco la congiuntivite nel gatto, spesso ad un solo occhio, per iniziare. Stavolta si parla di contagio anche a no esseri umani, senza lavarcene le mani, laviamoci le mani, bene, dopo aver applicato la pomata al nostro gatto.

Se non è legata alle suddette patologie, però, perché viene la congintivite nel gatto? Per i più svariati motivi: dall’esposizione a una sostanza irritante, all’allergia verso un nuovo detergente della casa, da un colpo di freddo al contatto con agenti patogeni. Quasi sempre, però, la causa è legata alla presenza di virus e batteri.

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Prima di andare dal veterinario – ma andiamoci! – ci si può fare un’idea osservando l’aspetto dell’occhio. La congiuntivite nel gatto con edema, lacrimazione ed arrossamento è probabilmente di origine virale o allergica, altrimenti, se compare del liquido purulento l’origine è batterica e l’idea migliore è un trattamento antibiotico per cui fare sempre affidamento al veterinario ed evitare il fai da te.

Prima di agire, ricordarsi due cose importanti. No ai colliri ad uso umano e attenzione a non farsi contagiare. I primi possono avere effetti gravissimi sull’occhio del felino, aggravando la situazione e allungando il tempo di guarigione. È possibile invece tentare con i farmaci omeopatici come il collirio a base di Euphrasia officinalis (per la congiuntivite acuta con lacrimazione), Apis mellifica (per le secrezioni mucose) o Mercurius solubilis (per le secrezioni purulente abbondanti).

Quanto al contagio, la congiuntivite nel gatto, è la stessa che nell’uomo, possiamo restare contagiati, e non è il caso di essere così solidali lavarsi accuratamente le mani ogni volta che è avvenuto un contatto con il micio infetto. E’ ovviamente infettiva anche verso altri gatti o cani che convivano o entrino in contatto con il nostro povero micio, va presta attenzione per non avere una congiuntivite a catena.

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Se proprio non si vuole stare con le mani in mano, di fronte ad una congiuntivite nel gatto, puliamo tutti i residui sul suo musetto, ma in caso non si seguono le corrette modalità si rischia di peggiorare ulteriormente l’infezione. Convinti a procedere, procuriamoci un batuffolo di cotone immerso in acqua tiepida e camomilla o calendula, oppure soluzione salina. Mano ferma ma delicata, passiamolo in modo molto leggero e misurato al massimo tre-quattro volte al giorno. Si può usare anche un panno di cotone, ma con ancor maggior delicatezza. E con l’accortezza di restare in tema.

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Quanto ai farmaci – e non mi stanco di ripetere di non prendere iniziative –  inizio a dare una idea di quanto un buon veterinario di solito può prescrivere all’incorrere di una congiuntivite nel gatto. Ci sono quelli ad uso esterno, come antibiotici e antistaminici, in formati vari: creme, unguenti o anche gocce. Il dosaggio e le modalità di applicazione ce le spiega il dottore, dato che si tratta di andare a toccare proprio la parte irritata, o infetta.

In caso l’infezione fosse virale o comunque particolarmente violenta, i medici potrebbero suggerire l’assunzione orale di farmaci antivirali. Se si hanno difficoltà nel convincere il felino diffidente, mescolarli nella papa può essere una buona soluzione per non stare a perdere troppo tempo. Nota la testardaggine dei gatti, se malati, ancora di più. Consiglio una ciotola simpatica, e inossidabile : può mettere il micio di buon umore.

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Se, invece, l’ingestione è a stomaco vuoto, sperando che il gatto non si spaventi, utilizziamo una piccola siringa senza ago, immettendo la sostanza lentamente nella bocca del gatto, nel frattempo meglio rassicurarlo e distrarlo mentre lo si rassicura con carezze e parole dolci.

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Pubblicato da Marta Abbà il 2 Aprile 2015