Buco dell’ozono: situazione aggiornata

buco dell'ozono

Buco dell’ozono, un fenomeno preoccupante che riguarda quello strato di gas naturale, l’ozono, appunto, che protegge la Terra dalle radiazioni ultraviolette nocive e dai raggi UV-B del sole. Parliamo di “buco” perché da diversi decenni è sempre più sottile questa avvolgente copertura intangibile ma preziosa e ciò è avvenuto soprattutto a causa delle sostanze chimiche prodotte dalle attività umane.



Recenti studi, del 2014, realizzati dall’UNEP e dalla World Meteorological Organization, affermerebbero che dopo un abbondante trentennio di peggioramento, il Buco dell’ozono sta migliorando, cioè si sta riducendo. Che il protocollo di Montreal del 1994 stia cominciando a fare qualche effetto?

Erano state adottate misure importanti per far sì che lo strato di ozono non sparisse ogni anno di più, è necessario però non cantar vittoria per questa inversione di tendenza, bensì proseguire severamente riducendo l’emissione dei clorofluorocarburi.

Il 16 settembre è la Giornata Mondiale sulla protezione della Fascia di Ozono ed è occasione per ricordarci cosa fare nel piccolo e nel grande, perché seppur situato molto lontano dal suolo, il Buco dell’ozono ci tocca da vicino.

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Buco dell’ozono: che cos’è

Ciò che chiamiamo buco dell’ozono non è un foro, ma il marcato ed evidente effetto di assottigliamento osservabile per l’ozonosfera, uno strato di ozono che costituisce uno schermo fondamentale. La sua funzione preziosa consiste nell’intercettare radiazioni che risultano letali per la vita sulla terra. Per come girano le cose, attorno a noi, l’ozono si forma principalmente nella stratosfera alle latitudini tropicali che sono più irradiate, ma poi si accumula ad alte latitudini e ai poli.

Il Buco dell’ozono è connesso ad un altro fenomeno – la riduzione dell’ozonosfera è ed entrambi sono legati alla riduzione dell’ozono stratosferico. La riduzione ozonosfera avviene lentamente e a livello globale, già dai primi anni 1980, mentre il buco dell’ozono è intermittente ma molto più potente e riguarda le regioni polari terrestri.

Sia in un caso che nell’altro, si deve puntare il dito sugli alogeni, cloro e bromo in primis, che catalizzano reazioni ozono-distruttive, e su noi umani che li produciamo. Prima di proseguire, va sciolto un dubbio che a molti spunta sentendo parlare di ozono come gas buono. Come spesso accade anche nella vita, non è così netta la linea che separa buoni e cattivi. Dipende. Nel caso del nostro gas, ad alta quota è essenziale al mantenimento della vita sulla Terra mentre a bassa quota è altamente velenoso. Per altre informazioni: buco dell’ozono, cos’è.

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Buco dell’ozono: cause

Il Buco dell’ozono si crea e si allarga quando i composti alogenati di fonte antropica raggiungono la stratosfera innescando la distruzione catalitica e andando ad assottigliare lo strato di O3 che fa da filtro per le radiazioni ultraviolette assorbendo la loro componente UV-C al 100% e la UV-B al 90%. Non si deve pensare ad un fenomeno on/off, ci sono infatti alcuni fattori che influiscono sull’eventuale allargamento del buco dell’ozono, vediamo i principali.

A pari merito ce ne sono due, la quantità dei composti organici alogenati e la quantità di radiazione solare. Vediamo meglio: nel caso dei composti organici alogenati, cioè alogenuri alchilici tra cui i cloro-fluoro carburi (CFC), essi sono importanti perché sono quello che reagiscono con l’ozono, la loro quantità varia con la temperatura polare. Se in inverno si formano vortici polari più freddi rispetto all’anno precedente, il Buco dell’ozono si allarga.

Nel caso della radiazione solare, si intende la quantità che raggiunge a primavera la stratosfera polare, più è abbondante, più l’ozono decresce. In generale al Polo Sud il vortice è più freddo e più intenso, quindi il Buco dell’ozono è più ampio. Un altro fattore a cui accenno, è quello legato alle eruzioni vulcaniche che risultano legate all’aumento nel buco.

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Buco dell’ozono: dove si trova

Il Buco dell’ozono si evidenzia principalmente in primavera e sopra le zone polari, arriva fino al 71% nell’Antartide e al 40% nella zona dell’Artide. A battezzare questo fenomeno da brividi, “buco dell’ozono”, è stato il Premio Nobel Sherwood Rowland, riferendosi a un osservato assottigliamento dello strato di ozono nella stratosfera a una distanza compresa tra 10 e 40 chilometri dalla superficie terrestre. Almeno 30 anni fa, è spuntato questo termine, che non ha mai smesso di essere citato, anzi.

Buco dell’Ozono ed effetto serra

Spesso si trovano affiancati, ma sono due differenti fenomeni anche se entrambi causato da cambiamenti nell’atmosfera causati dall’attività dell’uomo.

L’effetto serra, inoltre, non è in sé per sé un problema, in verità è un processo del tutto naturale e utile perché assicura il riscaldamento della terra, senza di esso la temperatura della Terra potrebbe essere di 30°C più fredda. Quando si parla di gas serra si intendono gas presenti nell’atmosfera come l’anidride carbonica, l’ozono, il perossido di azoto, il vapore acqueo e il metano.

Se ci troviamo a dover parlare dell‘effetto serra come di un problema, è colpa nostra, non dei gas: le nostre laboriose e un po’ incoscienti attività hanno portato negli anni ad un aumento dei gas serra e a un conseguente esagerato riscaldamento del pianeta.

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Giornata Mondiale sulla protezione della Fascia di Ozono

I 16 settembre per focalizzare l’attenzione sull’importanza della salvaguardia dello strato di ozono è stata istituita la Giornata mondiale per la preservazione dello strato di ozono. Esiste dal 1994, a pensare di dedicare una data al Buco dell’ozono è stata l’Assemblea generale delle Nazioni unite e ha approfittato di quella in cui è stato firmato il protocollo di Montreal, importante documento siglato nel 1987 dalla comunità internazionale e che cataloga anche le sostanze chimiche “colpevoli” di impoverire lo strato di ozono regolandone l’interruzione della produzione e il consumo.

Lo scorso anno la Giornata mondiale per la preservazione dello strato di ozono come slogan “Ozono: tutto quello che c’è tra te e i raggi Uv”. Perché dovremmo essere così interessati a celebrare questa data? Perché se lo strato di ozono non assorbe le radiazioni come dovrebbe, ciò ha effetti sgraditi. Ne pagano lo scotto tutti: microrganismi, animali, piante e addirittura le materie plastiche.

Per quanto ci riguarda, il buco dell’ozono può procurarci ad esempio danni agli occhi e al sistema immunitario, tumori alla pelle e una accelerazione del photoaging. Anche egoisticamente, il 16 settembre conviene pensare e informarci, per poi fare la nostra parte.

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Pubblicato da Marta Abbà il 15 Settembre 2016